Quando la vita diventa difficile da affrontare, quando le difficoltà sembrano insormontabili, quando i dolori del corpo si assommano a quelli dello spirito, nel mio cervello scatta un allarme che mi avvisa del pericolo. La mia materia grigia, stanca di tanto lavorio, di tanto stress, sa che non può andare oltre e fa scattare il “Momento Liala”.
Abbiate pazienza, non sono impazzita, e seguitemi.
Non so a quanti di voi il nome Liala suggerisca qualcosa e, per costoro, mi affretto a svelarne il significato: Liala era lo pseudonimo con cui la scrittrice Amalia Liana Negretti Odescalchi Cambiasi firmò tutti i suoi lavori (più di 80 volumi, tra romanzi e novelle) scritti dagli anni ’30 fino alla morte avvenuta nel 1995. La scrittrice italiana, fra le più amate autrici di romanzi d’appendice del XX secolo, deve il suo nome d’arte a Gabriele d’Annunzio, in omaggio all’attaccamento di lei alla Regia Aeronautica ” Ti chiamerò Liala perché ci sia sempre un’ala nel tuo nome “.
Già vedo qualcuno storcere il naso, al solo parlare di romanzi d’appendice, eppure anche questo tipo di letteratura “minore” ha i suoi pregi che, in Liala raggiungono l’apice. Capacità linguistica eccellente, descrizioni d’ambiente perfette e minuziose, storie appassionate e sentimentali contribuiscono, almeno per poco, a distogliere la mente e il cuore dagli affanni della vita.
Basterebbe questo piccolo sollievo ad apprezzare Liala.
“Niente luce accesa nella stanza. Ma divina, stupenda e quieta la luce che scendeva dal cielo e saliva, mite e senza bagliori, dalle lampade sparse per le strade che si snodavano per scendere a Genova centro. Adri si buttò un poco indietro nella poltrona. Il bel viso ebbe linee appena appena illuminate. La bocca giovane e fresca sorrise.
«Non c’è posto al mondo che sia più bello di questo, Doranna. Voglio dire un luogo dove io sia più felice. Forse perché solo accanto a te io sono felice.»
«Mio caro Adri…»
Nella penombra la mano di lui cercò l’altra mano. La serrò forte.
«Sei triste, Doranna.»
«Infatti.»
«Posso fare qualche cosa?»
«No.»
Silenzio e le stelle che cominciavano ad avanzare così che pareva fossero prossime a penetrare nella stanza. E due giovani, in due poltrone non lontane fra esse, seduti nel vano d’una piccola finestra affacciata su gli orti di Genova alta. Lassù, la quieta vita semplice. Il mondo era più lontano. “
Confesso d’averla tenuta sempre a debita distanza proprio per il genere rosa che non mi ha mai attrato però…perchè non provare?Magari si ha modo immergersi nel costume e mentalità dell’epoca!Eppoi non dispiace il “bello scrivere”d’allora.Dal brano che hai trascritto intuisco un qualcosa nel ritmo che mi ricorda la Navone ma siamo già negli anni 50.
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Delle vere e proprie pennellate, versi stupendi. Mi viene voglia di leggere qualcosa di lei in fondo i romanzi d’ appendice non sono affatto male. Ciao Marina.
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zebachetti: rilassanti, soprattutto.
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Che odiosi quei libri esposti nelle edicole. Eppure erano tanti, li ricordo bene. Cercavo con lo sguardo si vedere chi mai li comprasse e in treno, o meglio sui treni tanto erano vari quelli che ho preso, non ho mai visto nessuno leggerli: forse li tenevano avvolti nei giornali perchè Liala era una lettura leggera per cuori friabili. Però sai penso che qualcosa di buono ci fosse in quei racconti d’appendice e tu con la tua testimonianza di oggi aiuti a fare ammenda.
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popof: per me hanno il pregio di distogliere la mente dalla realtà più dura.
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Non la conoscevo. Eco a cosa servono i blog, ad imparare molto dalla mente degli altri. Semplice linguaggio ma molto visivo. Bello. Dovrei leggere qualcosa
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Aida: naturalmente, leggendola, devi ricordare l’epoca e il mondo di cui scriveva.
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certamente, però oggi come oggi un pò di delicatezza non guasterebbe nel linguaggio!
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aida: tanti dei nostri politici, e non solo, avrebbero bisogno d leggerli, almeno per imparare l’italiano!
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concordo appieno!
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Secondo me era una buona scrittrice. Imparagonabile la lettura di Liala, come «evasione», rispetto al pornoletteraio tipo 50 sfumature di lettura da guardone
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diego: almeno sapeva scrivere senza diventar volgare.
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Mitica Liala, mia madre aveva i volumi piccoli color verde-grigio rilegati di lusso ed io da adolescente li ho letti tutti avidamente.
A leggerla si riconosce il suo valore letterario ed anche se relegata nella biblioteca Romanzi rosa è migliori di tanti autori seri/impegnati, ma notevolmente stucchevoli.
Viva Liala! e buona lettura mia cara Marina!
Un refolo di Bora dalla mia Trieste!
Buon week-end Renata.
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renata: anch’io ho iniziato con i libri di mia mamma!
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