«Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno … Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due… Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro… Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici, ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri …I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali».
Diversamente da quanto si possa immaginare, non sto parlando dell’oggi e neppure dei tanti emigranti siriani, egiziani, e di qualunque altra etnia che, da anni, approdano sulle nostre coste. Questo breve estratto, pubblicato da RaiNews, è tratto da, una non ben identificata, relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, dell’ottobre 1912. Nessun italiano di oggi può neppure lontanamente immaginare quali siano state le sofferenze e le umiliazioni che i nostri avi, hanno dovuto subire quando, poveri e affamati, varcavano l’oceano per cercare pane e lavoro.
Basterebbe solo guardarsi indietro, leggere per conoscere il nostro passato, ( vd. la drammatica storia di Sacco e Vanzetti) per non avere più certi atteggiamenti verso chi arriva sulle nostre coste per cercare ciò che noi cercavamo, appena 100 anni fa, nella favolosa “Merica”.

ciao marina, per me sei sempre Noretta ! un caro saluto un abbraccio forte!
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maria grazia::-)
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maria grazia: 🙂
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molto interessante Princy, e va anche contro uno strano luogo comune che tutti in America facessero davvero fortuna, per uno fortunato ce n’erano migliaia che facevano una brutta fine, nelle miniere, nei cantieri, nelle abitazioni subumane, nell’aggressione delle malattie e degli stenti
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diego: purtroppo vale tanto oggi quanto ieri.
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Che memoria labile e oltre a tutto selettiva…..quello che non si vuole ricordare è come se non ci fose mai stato! Così è spesso per la storia!
Hai ragione Marina!
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fausta: 😦
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L’uomo è per sua natura migrante….basti pensare a quanto gli immigrati negli Usa abbiano contribuito in ogni campo a fare di quel Paese il faro di questo nostro martoriato Pianeta….
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Vincenzo: per fortuna, anche gli americani l’hanno capito.
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Sai che proprio ieri, con un’amica, parlavamo di questo? Degli Italiani che emigravano anni fa incontrando le stesse difficoltà che incontrano oggi quelli che emigrano da noi? Buon pomeriggio ♥
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accantoalcamino: purtroppo la gente non ha più memoria storica.
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sono storie che si ripetono anni dopo anni. Prima gli italiani in america, ora i siriani in italia…. e sempre quei pregiudizi negativi.
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Aida Bryga: infatti.
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Grazie Marina, fa pensare, parecchio.
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silvia: purtroppo si.
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